
E alla fine l’intelligenza artificiale si è dovuta arrendere. Da almeno 10 giorni sui social è scoppiata la Ghibli mania, la voglia di trasformare attraverso Chat Gpt qualsiasi foto in un fumetto disegnato secondo lo stile del celebre laboratorio di animazione giapponese di Hayao Miyazaki che ha creato capolavori come “La città incantata”, Il mio vicino “Totoro”, “La principessa Mononoke”, “Porco Rosso”, “Il ragazzo e l’airone”. Film indimenticabili, di denuncia politica, sull’ambiente e la famiglia, l’onore e la responsabilità, la guerra e i suoi lutti, la famiglia e l’amore.
È per questo che la «ghiblificazione» ha contagiato moltissimi dei 400 milioni di utenti attivi ogni settimana, che si sono tutti sbizzarriti a generare così tante foto da mandare ko ChatGpt, riaprendo anche il nervo scoperto del copyright. «Per favore rallentate la generazione di immagini, la nostra squadra ha bisogno di riposare», ha chiesto agli utenti Sam Altman, parlando di «richiesta biblica».
«Stiamo avendo problemi e stiamo investigando», ha comunicato invece OpenAI nella sua pagina status sulle comunicazioni tecniche per avvertire gli utenti. «Qualcosa è andato storto», è la scritta apparsa ad alcuni utenti che hanno provato a fare domande a ChatGpt. Nel frattempo sulla rete si sono moltiplicati i meme “ghiblificati”, dall’omicidio Kennedy al recente incontro di Trump e Zelensky, l’11 settembre, persino l’arresto di una clandestina. In Italia hanno fatto breccia immagini di gol e partite storiche, le riedizioni di kolossal come “Il Signore degli Anelli” e “Il Padrino” ma anche capisaldi del cinema anni Ottanta come “Fantozzi” e “l’Allenatore nel pallone”.
Miyazaki ha vomitato tutta la sua rabbia, invocando il copyright e parlando di attentato all’arte. Lo studio Ghibli è contrario alle tecnologie che riducono l’intervento umano, basti pensare che anche nell’era della grafica computerizzata molti frame continuano a essere disegnati a mano. ChatGpt ci ha messo pochi minuti a realizzare l’immagine di video di 4 secondi tratta da “The Wind Rises” del 2013 che nella realtà, per essere disegnato, costò all’animatore Eiji Yamamori un anno e tre mesi di lavoro. Si alza il vento, titolo italiano del film, è un capolavoro che rivela molte cose del lavoro di Miyazaki, appassionato di aerei fin da bambino. Uno dei protagonisti ha le sembianze di Gianni Caproni, pionieristico costruttore aeronautico. Ghibli, che in arabo significa vento del Sahara, era infatti il soprannome del «suo» aereo da ricognizione italiano Caproni Ca.309, prodotto in Italia per la guerra in Libia. In arabo ghibli indica il vento caldo del Sahara: da qui il nome evocativo scelto per il velivolo. La condanna di Miyazaki è netta: «Non vorrei mai incorporare questa tecnologia nel mio lavoro. Sento fortemente che questo è un insulto alla vita stessa». «Non c’è futuro per le persone che adorano il futuro e dimenticano il passato», dice il protagonista del film capolavoro «La collina dei papaveri».
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